13 maggio 2020

Eve Owen - Don't Let The Ink Dry ALBUM

Non è facile cogliere in poche parole la complessità dell'album di debutto della londinese Eve Owen. Ad un primo approccio potrebbe essere accostata a cantautrici dal forte intimismo emozionale, come Sharon Van Etten, Gemma Hayes o Julien Baker, a tratti persino a Florence (Mother per esempio). Poi però, nelle variegate trame del disco, prodotto da Aaron Dessner dei The National con un lavoro durato pare tre anni (e 40 pezzi, quindi quella che abbiamo davanti è davvero una selezione del meglio), sono presenti tante anime che punatano in direzioni leggermente diverse.
Il punto di raccordo è ovviamente la voce intensa di Eve, che riesce ad emergere luminosa qualsiasi sia la soluzione sonora che le viene costruita intorno, che sia l'essenzialità nuda di un pianoforte, delle chitarre ruvide di ascendenza indie, un sobrio impianto elettronico o una elaborata quinta orchestrale. Le canzoni stesse sono di alto livello, per scrittura e per efficacia. Più riuscite - a mio personalissimo parere - dove il lato sperimentale viene lasciato da parte e possono brillare della loro quieta energia espressiva. Lì, al di là della meraviglia per la ambiziosa confezione musicale, viene fuori con evidenza il talento di un'artista che mostra fin dal suo esordio una personalità vigorosa. 

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