16 maggio 2021

Fightmilk - Contender ALBUM

Non è stato un anno facile. Tutti sappiamo bene perché. E tutti abbiamo dannatamente bisogno di leggerezza. Energetica leggerezza. Qualcosa che ci faccia venire voglia di spalancare le finestre e andare incontro all'estate saltellando.

Ecco perché un gruppo come i Fightmilk in questo particolare periodo è un bene indispensabile. E questo loro secondo album, intitolato Contender, è un concentrato indie pop di tutto quello di cui abbiamo davvero bisogno proprio adesso (e capisco forse perché abbiano aspettato la primavera inoltrata e i primi barlumi di rinascita sociale per farlo uscire, dopo una lunga attesa).

Come, ma forse più, di illustri colleghi come i Martha, The Beths o i Fresh, la band di Londra maneggia con sorridente verve un pop punk luminoso, divertente e divertito, sempre cantabile, a tratti persino spavaldo e sopra le righe, che mette insieme melodia ed elettricità, cori e synth, con l'ambizione (perfettamente realizzata) di utilizzare una materia essenziale per darle una forma che non è affatto quella canonica del pop punk. In tutti gli episodi del disco, a partire dal solido quadrilatero chitarre basso batteria, i londinesi aggiungono una prepotente voglia di strutturare crescendo ampi e antemici e parallelamente una cifra "pop" che - per il mio orecchio inguaribilmente nostalgico - risuona della ruvida dolcezza di Liz Phair, delle Breeders, delle Veruca Salt, delle Elastica, dei Catatonia, degli Weezer... Riusuona, certo, ma poi in verità, dopo l'esordio pregevole ma ancora acerbo di tre anni fa, trova oggi la propria quadratura personale: i Fightmilk sono riconoscibili dopo trenta secondi di ogni loro canzone. Quante band lo sono? 

E poi c'è, soprattutto e sopra tutto - a proposito di riconoscibilità - la voce di Lily Rae: un piccolo grande prodigio in grado di dosare la propria eccezionale potenza trovando in ogni momento il colore giusto, perfettamente a proprio agio e sempre al centro perfetto della scena, sia nei momenti più morbidi che in quelli dove c'è da strizzare fuori l'anima dalle corde vocali. 

Le canzoni. Alcune (I'm Starting To Think You Don't Even Want To Go To Space, If I Had A Sister, Overbite) le amavamo già alla follia (ne abbiamo scritto spesso) e non c'è da aggiungere altro su quanto riescano ad essere catchy, intelligenti e ariose al tempo stesso. Le altre - tutte le altre, sì - sono una corsa a perdifiato su una rodata macchina guitar pop, che spinge sul pedale dell'elettricità con uno spontaneo, spregiudicato e tangibile entusiasmo ed infila un ritornello killer dietro l'altro, confermando uno "stato di grazia" che la band sta attraversando in modo evidente e consapevole. 

Prendiamo ad esempio Maybe, che è una canzone d'amore sfacciata come forse non se ne scrivono più, con una intro acustica e una progressiva arrampicata in cielo sulle ali liriche di un romanticismo che strappa addirittura una lacrimuccia ("And maybe come the morning, I'm a streetlight, you're a shadow, Come and find me at your window, this is real life and it's everything") prima di chiudere su un sipario di cori scintillanti. 

Prendiamo Lucky Coin, che parla di una ripartenza e di "costruire qualcosa di nuovo" e lo fa con un ottimismo così esplosivo che i suoi 3 minuti e 38 sembrano persino faticare a contenerla: "I'm a lucky coin, I just flip myself back over" canta Lily, e come darle torto. 

Prendiamo Annabelle, che è, semplicemente, quello che il rock and roll deve essere: "extremely loud and incredibly gross", per citare gli stessi Fightmilk quando si descrivono con una strizzata d'occhio. 

Prendiamo Girls Don't Want To Have Fun, che è il numero più coraggioso, articolato (e malinconico) dell'album e flirta in modo evidente con memorie di FM songs anni '80 adattandole magistralmente al Fightmilk-sound. 

Prendiamo il chorus di Cool Cool Girl ("don't nanna be a girl, i wanna be a cool cool girl"), che sembra costruito apposta perché il pubblico lo gridi a squarciagola mentre la band suona dal vivo (e infatti Lily nel finale ci dà dentro come se fosse l'ultima canzone che canta nella sua vita). 

Tornando a quanto dicevamo all'inizio, abbiamo bisogno di leggerezza. Che - senza bisogno di scomodare Italo Calvino - è una dote preziosa per chi la sa creare con le proprie mani, la propria voce, i propri strumenti, il proprio talento. I Fightmilk di Contender possiedono questa dote e, partendo dal basso, con i loro soli mezzi, l'hanno coltivata con tale cura da farla fiorire in modo rigoglioso e raccoglierne i frutti.

Fino a questo punto, l''album del 2021. 

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