21 ottobre 2018

10/2018 OTTOBRE [Neleonard, Hater, The Beths, Amber Arcades, Cosmo K]

ALBUM DEL MESE

Neleonard - Un Lugar Imaginado
I catalani Neleonard sono sicuramente uno dei tesori nascosti della scena indie-pop. Forse il più prezioso. E sono anche un po' un mistero. Il loro primo disco, Las Causa Perdidas, del 2016, era - non ho paura di dirlo - un capolavoro: un piccolo miracolo senza tempo che non aveva niente di meno dei primi Belle & Sebastian (e molto di più degli attuali, per inciso). Come possa essere passato quiasi inosservato a livello internazionale, al di là del "limite" delle liriche in spagnolo, resta davvero inspiegabile. 
Con Un Lugar Imaginado ritroviamo Nele, Laura e gli altri in forma smagliante, ancora in grado di conservare intatta la corona di migliore band indie pop spagnola e di portare avanti la lezione dei mitici La Buena Vida. 
Al di là della sorridente naturale raffinatezza che pervade ogni singola nota suonata dai catalani, ciò che colpisce sempre delle loro canzoni (tutte le loro canzoni) è la capacità di essere "leggeri", di trovare sempre la soluzione sonora per non fare mai toccare terra alle loro melodie: può essere il dinamismo stesso del pezzo, un arrangiamento di essenziale semplicità chitarristica o di elaborata ricchezza strumentale, la meravigliosa spontaneità delle voci che si alternano e sovrappongono, l'immediatezza gentile di ogni ritornello, la dimensione cantautorale che trasforma l'intimismo in timidi fuochi d'artificio. 
Tutto nelle canzoni dei Neleonard funziona come uno straordinario caleidoscopio di genere, dove un'intera tradizione di indie pop trova nella bravura (e nell'umiltà) di questi musicisti catalani un eccezionale e attualissmo moltiplicatore di bellezza. I dodici episodi del disco sono, non c'è nemmeno bisogno di dirlo, di livello altissimo, per scrittura e arrangiamenti, per equilibrio e piacevolezza. Un altro album perfetto da parte di una band semplicemente straordinaria.


Hater - Siesta
L'anno scorso il quartetto di Malmo è finito con merito tra i dischi dell'anno del nostro blog. Evidentemente gli svedesi hanno deciso di battere il ferro finchè è caldo, ed eccoci già alla loro opera seconda. Bene, rispetto ai già rispettabili esordi, Caroline Landahl e compagni hanno operato un sensibile upgrade al loro stile: hanno limato qualche spigolo e lavorato sodo sui particolari, costruendo un album massiccio (14 episodi) che ne rivela l'ambizione e il talento. L'essenzialità un po' sognante del primo disco è diventata oggi qualcosa di più complesso e affascinante: su uno scheletro che è ancora in sostanza un guitar pop spigliato e melodico, i quattro hanno cucito abiti musicali raffinati, usando un'ampia gamma di strumenti (molti synth, ma ci sono anche fiati) e cercando di mantenere una vellutata morbidezza sonora che tutto abbraccia in un confortevole tepore. Il risultato, pezzo dopo pezzo, non può che impressionare: quella che fino a pochi mesi fa era una band dotata ma acerba, è sbocciata all'improvviso ed ha messo a fuoco uno stile che oggi è indubitabilmente "suo" e riconoscibile. Uno degli album imprescindibili del 2018.


The Beths - Future Me Hates Me
Difficile credere che i quattro neozelandesi The Beths abbiano un background da jazzisti, ma tant'è. Per fortuna Elizabeth Stokes e i suoi compagni hanno fatto tesoro delle loro eccellenti doti di musicisti e hanno virato subito su un guitar rock molto nineties-oriented, pubblicando un paio d'anni fa un EP che non è passato inosservato e adesso l'album di esordio. 
La forza esplosiva delle canzoni dei Beths è il loro marchio di fabbrica. I neozelandesi suonano un pop punk che definirei "adulto", sono catchy in modo inesorabilmente intelligente, sanno quando accelerare e quando staccare il piede dalla pedaliera del distorsore, fanno cose non semplici sembrando semplici, il che di per sè è una dote non indifferente. Il risultato è un album che è al contempo compatto stilisticamente e vario, di formidabile accessibilità e ricco di una scrittura di alto livello. 
 


Amber Arcades - European Heartbreak
Fading Lines, primo album di Amber Arcades, aveva fatto pensare che la creatura musicale di Annelotte De Graaf fosse una versione onesta ma decisamente "in minore" dell'indie pop in stile Alvvays. 
Due anni dopo la musicista olandese torna con un disco ambizioso, che è in sostanza un concept sul "sogno infranto" di un'Europa dove le frontiere si stanno chiudendo sempre di più, metafora per altro dei rapporti sentimentali fra le persone. 
Gli undici episodi di European Heartbreak testimoniano un lavoro di scrittura e produzione da applausi: il guitar pop degli esordi è oggi quasi interamente rimpiazzato da una dimensione di luminosa raffinatezza cantautorale sixties, molto nelle corde dei primi Camera Obscura, pieno di lussureggianti inserti di archi e pianoforte e dove la voce sensuale di Annelotte emerge in tutta la sua forza. Una sorpresa, senza dubbio. 


Cosmo K - Ultimo Disco
Non c'è nulla di più essenziale delle canzoni dei madrileni Cosmo K.: un paio di chitarre acustiche, una melodica, tre voci, un impianto di registrazione programmaticamente lo-fi. 
Ciò che rende irresistibile la proposta musicale di Alvaro, Angela e Maria sono le canzoni: brevissime (mai sopra i due minuti), dannatamente catchy, intelligenti e ironiche nella struttura e nelle liriche immaginifiche e vagamente stralunate, twee nell'origanario senso del termine. Non c'è nessun filtro nei sette episodi di Ultimo Disco: l'impressione è di essere ospiti nella cameretta dei tre spagnoli e di ascoltare dei piccoli perfetti sketches quasi improvvisati. Ed è un'impressione vincente, perchè senza volerlo, dopo un paio di ascolti ci si ritrova inevitabilmente a canticchiare il ritornello di Ryanair o di Paloma. Da recuperare anche il loro primo omonimo album, uscito l'anno scorso.