03 giugno 2016

Fear Of Men - Fall Forever [ALBUM Review]

Loom, l'album che nel 2014 ha imposto sulla scena indie il nome dei Fear Of Men, era senz'altro una pietra miliare di un genere - chiamiamolo dream pop - che la band di Brighton ha reinterpretato con profonda incisività e uno stile così personale da conquistare una riconoscibilità immediata. 
Nei due anni che ci separano da Loom, il gruppo di Jessica Weiss ha acquisito un'indubbia aura di rispettabilità, e questo ha messo sulle spalle del "difficile secondo album" un peso non indifferente, fatto di curiosità e aspettative: cosa ci dobbiamo aspettare dai Fear Of Men? Il seguito ideale di Loom o qualcosa di "nuovo"? Saranno, i tre inglesi, in grado di mantenere intatto il fascino degli esordi? 
Davanti a Fall Forever, l'album che esce oggi per Kanine Records, rispondere a queste domande non è facilissimo. Oggettivamente, la nuova fatica di Weiss e soci è degno di plauso: è evidente che le dieci canzoni del disco sono il frutto di un lavoro produttivo attentissimo e il risultato complessivo innova il "suono alla Fear Of Men" insistendo ancora più che nel passato su un cesello elettronico e su ritmiche frante, inquiete e di grande suggestione. 
La scrittura della Weiss prosegue in uno scavo psicologico che si traduce da una parte in liriche complesse (la tematica dominante sembra ancora fluttuare tra l'idea della solitudine e della difficoltà dei rapporti e una oscura dimensione onirica) e dall'altra in una serie di paesaggi sonori che qui, rispetto a Loom, sbilanciano il termomento emotivo verso una raffinata glacialità e sono sempre più ancorati alla magnetica voce guida di Jessica (Sane, con le sue spirali bjorkiane, mi sembra l'esempio migliore). 
Il primo singolo Island, con la sua notturna ma dinamica e propulsiva immediatezza melodica, funge da trait d'union ideale con il vecchio repertorio dei Fear Of Men, trascinandosi dietro canzoni come A Memory, Undine e Trauma, nelle quali riconosciamo in pieno quella commistione di energia vitale e obliquo decadentismo, avvolgenti muri di chitarre e liquidi sinth, che ci aveva fatto innamorare due anni fa. Tutto attorno i tre di Brighton hanno però allargato orizzonti maggiormente dilatati, ai quali la forma canzone più tradizionale sta stretta e che prendono forma in modo meno spontaneo (e forse meno efficace) a partire da (pur intriganti) trame ritmiche che tendono a prendere il sopravvento (Until You e Ruins ad esempio). 
Come ha già notato qualcuno, Fall Forever sembra in definitiva un lavoro di passaggio nella carriera breve ma enormemente significativa di una band di grande talento: non delude ma nemmeno convince fino in fondo e fotografa i tre di Brighton in transito sulla coraggiosa strada della sperimentazione.



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