05 marzo 2020

Soccer Mommy - Color Theory ALBUM

Ci sono molti ottimi motivi per cui Sophie Allison dovrebbe essere considerata nel novero delle musiciste indie più importanti d'America. Non lo è (ancora), e forse il fatto di aver esordito un paio d'anni fa nel momento di gloria di Waxahatchee, Mitski e altri grossi calibri femminili l'ha un po' messa in una zona d'ombra. Clean, il suo album d'esordio, era di sicuro brillante, specie considerando che era il primo lavoro di una ragazza ventenne, ma nel suo complesso mancava forse quella scintilla capace di accendere un incendio. 
Color Theory, il secondo album che segue ad un infinito tour che, per ammissione della stessa Sophie, è la sua unica forma di sostentamento, di scintille ne ha almeno dieci, tante quanti i pezzi che contiene.
Intendiamoci, non è intervenuta alcuna rivoluzione nella scrittura intensa ed essenziale di Soccer Mommy, tuttavia Sophie è riuscita non soltanto a mettere insieme rabbia, introspezione e dolcezza come solo lei sa fare (pochi sanno parlare così tanto di depressione senza suonare depressi), ma anche a rivestire ogni canzone di un'aura magnetica ed avvolgente persino difficile da descrivere. 
I pezzi di Soccer Mommy sono quasi tutti dei pugni nello stomaco, a leggerne le liriche, ma arrivano in realtà come carezze - i ritmi egualmente midtempo, l'uso quasi atmosferico e luminescente di chitarre e synth, la voce emozionata e misuratissima al contempo, le melodie di rotonda semplicità, la dimensione distesa, l'onnipresente leggerezza del tocco in una produzione in stato di grazia - che finiscono per diventare uno straniante genere di conforto. 
Su tutti spiccano, a mio personale parere, i sette sorprendenti minuti di Yellow Is The Color Of Her Eyes, che riassumono bene l'umore musicale dell'album, sospesi come sono in un morbido flusso di coscienza dai contorni indubitabilmente pop. Ma il fuoco dell'ispirazione brucia e illumina in ognuno degli episodi di Color Theory. 


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