28 settembre 2019

Chastity Belt - Chastity Belt ALBUM

Dopo l'uscita del loro brillante terzo album, nel 2017, le Chastity Belt si sono prese una lunga pausa - ne avevamo parlato a proposito del recente disco solista di Julia Shapiro - salvo ritornare con un disco che porta significativamente il loro nome, a simboleggiare una rifondazione del gruppo sulle sue stesse fondamenta.
Il passato punk pop delle ragazze di Seattle è ormai lontano: le Chastity Belt di oggi si muovono sempre più in una dimensione indie notturna, inquieta e dai contorni dilatati. 
I dieci pezzi del loro album eponimo rallentano ulteriormente il passo rispetto ai precedenti e mostrano un paziente lavoro di cesello sui particolari: l'amalgama complesso e a tratti ipnotico delle chitarre, le strutture raramente del tutto rettilinee, le melodie oblique che si appoggiano di volta in volta a voci diverse, l'uso originale e per nulla folk del violino in più di un episodio. 
Chastity Belt nel complesso non è un album facile, per nulla: è la creatura più ambiziosa di Julia Shapiro e compagne, ed è forse quella più profonda, emozionante ed ispirata. 



24 settembre 2019

Fashion Brigade - Fvck The Heartache ALBUM

Quanti di voi si ricordano di una band chiamata The Scotland Yard Gospel Choir? Una decina di anni fa pubblicarono un paio di dischi piacevolissimi che, malgrado la provenienza americanissima del gruppo (Chicago), mettevano in mostra un pop sbarazzino e ironico che assomigliava in modo quasi impressionante ad un mix tra i Pulp e gli Hefner (cioè due baluardi del pop inglese dei primi Novanta), con un piacevole retrogusto folk imparentato con i Belle & Sebastian. 
Elia Einhorn, uno dei titolari della band, da tempo sciolta pare dopo un incidente stradale che ha funestato l'ultimo tour, è riemerso oggi come regista di un progetto chiamato Fashion Brigade, che da un certo punto di vista ricorda l'esperimento God Help The Girl messo in piedi cinque anni fa da Stuart Murdoch.
Le 11 scintillanti e un po' stralunate canzoni di Fvck The Heartache, affidate a voci che cambiano episodio dopo episodio (c'è anche Frankie Cosmos, per dire), formano una colorata, gioiosa, intelligente, talvolta quasi commovente antologia ideale del pop che Einhorn ama, frullando insieme new wave, indie pop di fine Ottanta, il brit pop più intellettuale, giusto un pizzico di elettronica, con lo stesso atteggiamento liberamente onnivoro di uno Stephin Merritt. 
Il risultato è davvero tanto bizzarro quanto sorprendente, divertente e nel complesso entusiasmante, pieno di spunti, sorprese e - in definitiva - di canzoni con la C maisucola, scritte da un autore che in fondo scopriamo veramente solo oggi. 

20 settembre 2019

Long Beard - Means To Me ALBUM

Al suo secondo album dopo una lunga pausa meditativa durata quattro anni, Leslie Bear - in arte Long Beard - sembra avere trovato la dimensione perfetta per il suo dream pop quieto e introspettivo. 
Affiancata da Craig Hendrix, il produttore di Japanese Breakfast, Leslie ha lavorato sulla tematica della "casa", affrontandone tutte le sfaccettature, ed ha trasformato le sue riflessioni in dieci pezzi di eterea, incantevole e confortevole bellezza. 
Le morbide chitarre jangly, i synth e le melodie eleganti e diafane - il paragone che mi viene più immediato è con il pop sognante di Hazel English - creano nel complesso una sensazione di timido abbraccio, più caldo e acustico negli episodi di durata ridotta, a tratti algido e ipnotico dove la forma canzone si sfalda e un pezzo penetra nell'altro senza soluzione di continuità. 




16 settembre 2019

Frankie Cosmos - Close It Quietly ALBUM

Al suo esordio - aveva nemmeno vent'anni e sul curricolo spiccava soprattutto il nome del celebre papà - non so quanti avrebbero scommesso su un successo duraturo per Greta Kline. E invece, album dopo album, Ep dopo Ep, la prolifica leader di Frankie Cosmos si è ritagliata il suo spazio nell'olimpo del cantautorato indie americano, senza spostare una virgola dal suo stile un po' dolce un po' storto, ormai riconoscibile dopo dieci secondi di ascolto.
Un anno è passato da Vessel, che è sembrato il disco più ambizioso e forse nel complesso meno convincente della Kline, e pochi mesi da una serie di Ep (Haunted Items) pieni di canzoni più o meno abbozzate. La musicista newyorkese da un lato sembra vivere il suo momento di massima ispirazione, e dall'altro prosegue con la sua programmatica decisione di pubblicare praticamente tutto quello che scrive e registra con la sua band. In Close It Quietly il numero delle tracce è salito addirittura a 21, ma per Frankie Cosmos è la normalità: Greta Kline concepisce la forma canzone in pieno spirito anti-folk, talvolta prende la struttura più ampia e oscillante dell'indie più obliquo, e spesso invece si limita a delineare un'idea fatta di voce e chitarra destinata ad esaurire le sue liriche argute e la sua melodia spigliata in un minuto o poco più. Questo è Frankie Cosmos, prendere o lasciare, ed è il motivo per cui piace tanto: è intelligente (e intellettuale), è onesto (ma non spontanea) e in definitiva possiede una leggerezza di tocco che è davvero di pochi e che non molla un colpo da quando è comparsa sulle scene. 
Come si pone l'album nuovo (quarto) rispetto ai precedenti? E' un passo avanti, non ampio ma sensibile, percepibile sia negli episodi più ampi che negli sketches. Un segno di maturità, evidentemente, che ha salvato la dimensione DIY che per Greta e i suoi tre compagni è il vero marchio di fabbrica, ma ha al contempo lavorato molto sui dettagli, anche quelli più piccoli e insignificanti. 

12 settembre 2019

Future Teens - Breakup Season ALBUM

Il primo album dei Future Teens, Hard Feelings, uscito un paio d'anni fa, non mi aveva particolarmente impressionato. Quando ho ascoltato Breakup Season, opera seconda della band di Boston, a mala pena ricordavo di averli già sentiti in passato. E sbagliavo - credo per fretta - perché in realtà il loro esordio, se rivisto a posteriori, mostrava un talento notevole.
Oggi la band viene da una rivisitazione della propria formazione e da una più efficace definizione del proprio stile, e l'album risente felicemente di questi fattori, mettendo in fila dieci canzoni di grande impatto emotivo. Il power pop di Daniel Radin e Amy Hoffman si esalta infatti creando un dinamismo scenografico attraverso le vigorose aperture melodiche dei ritornelli, l'alternanza e il sovrapporsi delle voci, la dialettica fra i momenti di rallentamento e i crescendo sfrigolanti delle chitarre. Con quel misto di attitudine emo FM friendly e di spontaneità di fondo da band punk pop, che è forse la caratteristica più peculiare dei Future Teens. 
Uno dei dischi più piacevoli dell'anno. 



08 settembre 2019

The Reds Pinks & Purples - Anxiety Art ALBUM

Non è difficile immaginare Glenn Donaldson mentre - come lui stesso ha raccontato - compone in testa le sue canzoni passeggiando tra le vie di San Francisco e il Golden Gate Park. C'è infatti, nei 14 episodi di Anxiety Art, proprio quell'aria lì: le chitarre scampanellanti che da sole fanno California, e poi quella brezza fresca che spazza via i brutti pensieri e ti porta in una dimensione di quiete luminosa.
The Reds Pinks & Purples, la sua ultima creatura musicale (Donaldson è un veterano della scena indie pop locale), porta avanti la stessa idea di jangly pop, gentilmente a bassa fedeltà, che potevano (e possono) avere le band della Flying Nun, ma condivide anche l'essenziale raffinatezza dei Math & Physics Club o dei Lucksmiths. 
L'album esce per la spagnola Pretty Olivia Records, sempre più cosmopolita nello scovare ottimo indie pop di qua e di là dall'Atlantico. 



04 settembre 2019

Field Mouse - Meaning ALBUM

Tre anni sono passati da Episodic, l'ultimo album firmato Field Mouse: un lasso di tempo decisamente lungo per una band che sembrava all'epoca in perfetta forma e che aveva prodotto uno dei dischi dream pop più interessanti del periodo. Poi qualcosa deve essersi spezzato nella convinzione artistica di Rachel Browne, che ha staccato la spina al gruppo per i due anni successivi, per infine riattaccarla nel 2019, forte di una rinnovata spinta ispirativa. 
Meaning fotografa la band di Philadelphia nella sua consueta luminosissima penombra: Browne, Futral e compagni come sempre mettono al centro di ogni episodio l'immediatezza melodica e vi costruiscono intorno architetture di chitarre e synth ora più essenziali e sfrigolanti ora più fiorite e impreziosite da una sezione di archi. 
Se cercate il dream pop nella sua accezione più soffice e ariosa - quella dei Night Flowers per intenderci - è senz'altro l'album giusto.