27 aprile 2019

Elva - Winter Sun ALBUM

E' davvero una gioia, dopo alcuni anni di inattività seguiti alla chiusura dell'esperienza Allo Darlin', riabbracciare una delle figure fondamentali della scena indie pop come Elizabeth Morris e festeggiare il suo ritorno sulle scene. 
Il nuovo progetto si chiama Elva ed è condiviso con il suo compagno Ola Innset, talentuoso musicista norvegese dal magnifico tocco pop e leader dei Making Marks. 
Elva quindi riparte proprio dalla Norvegia ed è evidente che la vita insieme, la nascita di una figlia e non ultima la bellezza rurale del grande nord hanno dato un'impronta quasi esistenziale alle canzoni di Elizabeth e Ola, che brillano della luce delicata ma intensa di quel sole invernale citato nel titolo dell'album. 
Lo dieci canzoni di Winter Sun sono divise equamente fra i due songwriter e portano con sè tanto la colorata gentilezza dei Making Marks quanto la spigliata e dinamica narratività degli Allo Darlin', trovando (o forse ritrovando) le radici folk che erano sottese alla produzione di entrambi i musicisti e fondendo due sensibilità in una con esiti veramente emozionanti. 
Certo, ci sono le chitarre scampanellanti e le melodie chiare e cantabili a cui ci hanno abituato sia la Morris che Innset, ma nel complesso prevale un'idea di sereno intimismo acustico, che fa emergere la spontanea bellezza delle liriche e l'essenziale linearità di ogni pezzo. 

23 aprile 2019

Night School - Disappear Here ALBUM

Tre anni sono passati dal primo album Blush e alcuni cambiamenti sono intervenuti nella formazione delle Night School, che oggi è incentrata attorno alla chitarrista e cantante Alexandra Morte e alla bassista Cheyenne Avant, coadiuvate da Cara Millar alla batteria. 
Non è cambiato però lo stile peculiare della band stanziata a Oakland: melodie di zucchero esaltate da eteree armonie vocali e sullo sfondo atmosferici intrecci di chitarre, che alternano ruvidezza e morbidezza di episodio in episodio. Con quel tocco di notturna malinconia che appartiene alle Night School fin dagli esordi e che si incarna perfettamente nella loro psichedelica delicatezza. 
Disappear Here è costato almeno un paio di lavoro alle Night School, e senz'altro lo sforzo produttivo è evidente nella cura dei particolari e nell'equilibrio di tutte le parti. 

19 aprile 2019

Arista Fiera - Mi Defensa Personal EP

Tengo sempre gli occhi ben aperti sulla scena indie pop spagnola, che ci ha regalato tante cose interessanti negli ultimi anni. L'ultima scoperta che ho fatto sono gli Arista Fiera, band di Malaga che ha appena pubblicato un EP di cinque pezzi intitolato Mi Defensa Personal.
In modo del tutto simile ai connazionali Linda Guilala e Apartamentos Acapulco, Isabel e i suoi compagni suonano un dream pop dinamico e scenografico, fatto di muri di chitarre, synth, melodie di affilata immediatezza, ipnotici crescendo e consapevoli memorie shoegaze, con un intelligente mix di morbida raffinatezza ed elettricità. 
Se vi piace il genere, è una delle cose migliori uscite nel 2019 e promette davvero bene per il futuro della band. 

15 aprile 2019

The Boys With The Perpetual Nervousness - Dead Calm ALBUM

The Boy With The Perpetual Nervousness è la prima canzone del primo disco dei Feelies, che per l'indie pop è una band seminale, che probabilmente in pochi ricordano. Non è un caso quindi se Gonzalo Marcos e Andrew Taylor, che il genere che suonano da tempo (il primo con El Palacio De Linares, il secondo con i Dropkicks) lo conoscono dalle basi, hanno scelto una citazione così raffinata per dare un nome alla loro originale creatura musicale. Originale soprattutto perchè c'è qualche migliaio di chilometri a separare la Spagna di Gonzalo dalla Scozia di Andrew. Ma, si sa, le distanze si abbattono in un lampo se c'è una passione comune, e TBWTPN sembrano nascere proprio dall'amore che i due musicisti hanno per le chitarre a 12 corde e un'idea di canzone pop che si abbevera a piene mani tatro alla freschezza senza tempo dei Byrds quanto all'esuberanza melodica dei Teenage Fanclub. 
Tra tanti gruppi di jangly pop più o meno nostalgici (l'ottima Pretty Olivia Records ne ha sotto contratto diversi, oltre ai Nostri), TBWTPN spiccano senz'altro per eleganza, equilibrio e capacità di scrittura. C'è davvero una squisita dolcezza crepuscolare in ciascuno dei dieci pezzi dell'album, e sorprende sapere che il tutto è stato registrato in un paio di weekend di studio, vista la levigatissima armonia che brilla in ogni episodio, tra scintillanti intrecci di chitarre e splendide armonie vocali.
Una piccola meraviglia da non perdere. 

11 aprile 2019

Rosie Tucker - Never Not Never Not Never Not ALBUM

Ricordo bene quando ho ascoltato per la prima volta Ivy Tripp di Waxahatchee. La prima impressione, divenuta poco dopo certezza, era di avere scovato dal nulla un'artista formidabile, anche se poi in realtà Katie Critchfield aveva già un passato sia da solista che in diverse band (ma quanti se n'erano accorti?).
Confesso che l'impatto con Never Not Never Not Never Not di Rosie Tucker non è per nulla diverso. E in fondo i legami con Waxahatchee sono parecchi: anche la Tucker ha già alle spalle un album passato inosservato, nonché la militanza in un gruppo, e tutto sommato condivide uno stile di songwriting che per molti versi è simile.
Le undici canzoni dell'album mostrano che la musicista di Los Angeles possiede una confidenza con la forma canzone davvero invidiabile, a partire dalle liriche narrativamente ironiche fino alla musica, che costruisce su una essenziale base guitar pop una serie di scenari che cambiano in continuazione, senza uscire dai paletti dei tre minuti e con una sapiente economia di mezzi. 
Ne viene fuori un disco ampio e compatto allo stesso tempo, che stilisticamente può assomigliare ad altre ottime artiste del periodo come Camp Cope, Frankie Cosmos o Adult Mom, e a tratti persino a band come i Remember Sports o i Beths, con il valore aggiunto rappresentato dall'innato talento di lavorare sulla variazione dei toni e sui dettagli, mantenendo sempre equilibrio e comunicativa spontaneità. 

06 aprile 2019

Laura Stevenson - The Big Freeze ALBUM

Ha ormai una carriera decennale alle spalle, Laura Stevenson. Carriera in cui si è mossa con agio tra ascendenze folk e un indie pop spigliato, tra cantautorato dalla forte spinta emozionale e pop-rock elettrico, ironico e gioioso. Cocksure, l'ultimo lavoro risalente al 2015, ne è stato un po' il vertice, mettendo insieme queste sue due anime e facendole convivere in una serie di episodi ora commoventi, ora divertenti. 
Non è però mai entrata nell'olimpo delle singer/songwriter, la musicista di New York, nonostante un talento e una capacità comunicativa secondi a poche, forse proprio per il suo essere poco inquadrabile. 
Con The Big Freeze, il numero cinque nella sua discografia, Laura sembra cogliere due obiettivi in uno: da una parte una crescita di scrittura e di esecuzione evidente e a tratti impressionante, dall'altra la focalizzazione definitiva sull'aspetto più intimo del suo stile, che ora come mai ha acquistato personalità e riconoscibilità.
Voce (bella come mai è stata prima) e chitarra acustica sono il centro attorno al quale sono costruiti i 10 episodi dell'album, perfettamente equilibrati fra una sorridente verve melodica (Dermatillomania) che è sempre stato il suo marchio di fabbrica e l'ambizione di coinvolgere emotivamente l'ascoltatore con ballate elettro-acustiche (i tre numeri finali Big Deep, Low Slow e Perfectdi sognante ed ampia bellezza, che si arrampicano con grazia lungo potenti crescendo. 
Uno dei dischi da non perdere di questo 2019, senza dubbio. 



01 aprile 2019

Sun June - Younger EP

Come spesso accade, mi sono imbattuto in questo EP appena pubblicato dai Sun June totalmente per caso: non li avevo mai sentiti nominare, nè mi sembravano inquadrabili sulle prime nel genere di musica cui di solito mi dedico. Terminato l'ascolto delle quattro canzoni di Younger ho fermato tutto quello che stavo facendo nel frattempo, mi sono procurato Years - l'album di debutto uscito l'anno passato - e ho cominciato a fustigarmi chiedendomi come avessi fatto a ignorare fino ad oggi la band di Austin, Texas.
Circa quindici anni fa un po' allo stesso modo avevo scoperto una band chiamata Hem, che suonava un personalissimo e difficilmente etichettabile mix di folk, pop, gospel e classica con una grazia quasi sovrannaturale. Sono scomparsi nel giro di poco, purtroppo. 
Ecco, i Sun June un po' assomigliano agli Hem. Possiamo, se volete, chiamare dream pop anche quello che suonano Laura Colwell e compagni, a patto di svuotare la definizione dai cliché stilistici del genere: insomma, non ci sono muri di chitarre e synth qui, ma l'effetto emozionale ottenuto attraverso atmosfera e melodia è in fondo lo stesso. I cinque texani hanno battezzato la loro musica "regret pop", riassumendone (con autoironia) l'aspetto introspettivo e crepuscolare, ma bisogna davvero entrarci, nei pezzi dei Sun June, per capire davvero con cosa abbiamo a che fare. Tutto, nei 4 episodi dell'EP così come nell'album, gira intorno alla voce magnifica della Colwell: le chitarre accarezzate in punta di plettro, le dinamiche quiete, rotonde e avvolgenti, l'elegantissimo gioco dei particolari, la gentile forza atemporale di ogni chorus, l'impressionante quanto essenziale pulizia formale.