16 agosto 2018

07-08/2018 LUGLIO AGOSTO [Massage, Snail Mail, Young Scum, Sobs, The Smittens]

ALBUM DEL MESE

Massage - Oh Boy


Stando a quanto leggo in rete, i Massage sono nati quasi per gioco: Alex Naidus (bassista nella prima mitologica formazione dei Pains Of Beeing Pure At Heart) e il suo amico Michael Felix hanno riunito attorno a sè altri tre musicisti per suonare cover delle band Flying Nun e Sarah. Poi, siccome le cose funzionavano, hanno cominciato a fare cose loro, dividendo a metà l'onere della scrittura (come i Go Betweens, per dire) e affidando alla voce di Gabi Ferrer le armonie che in ogni gruppo che fa questo genere non possono mancare. 
Oh Boy, che è l'esordio dei Massage (e una rinascita per gente che in realtà ha già militato nella scena indie da tempo), in questo senso è un puro miracolo. Un miracolo che suona un po' come gli ultimi dischi dei Bats, splendido e quasi unico esempio di resilienza guitar pop, anche se qui in realtà abbiamo un pugno di bravi musicisti che non suonano insieme dal liceo ma si sono trovati insieme già "grandi". 
Dodici pezzi nell'album: programmaticamente jangly, semplici nell'assunto e nella confezione, qua e là uptempo, quasi sempre attenti a raccontare piccole storie a tinte pastello. Perfetti nella loro scintillante imperfezione, uno dopo l'altro, senza soluzione di continuità: 38 minuti di indie pop in purezza da lasciare a bocca aperta. 



Snail Mail - Lush

Da quando, appena diciassettenne, Lindsay Jordan esordì con il suo primo EP targato Snail Mail, si sono sprecati paragoni con Waxahatchee. Inevitabili, in fondo, tanto che - appena diplomata - la ragazza di Baltimore ci è pure andata in tour, con Katie Crutchfield, che qualche buon consiglio deve averglielo dato per forza. A due anni di distanza e con un contratto con una label che conta come la Matador, Snail Mail esce con un album di debutto (qualche pezzo era già presente nell'EP in verità) che sfida la bravura della sua "maestra" e, forse, addirittura la supera. 
Le canzoni di Lindsay sono stilisticamente molto definite: cantautorali nell'urgenza post-adolescenziale e nella generosa lunghezza, essenziali nell'intelaiatura di chitarre che partono soft e puntualmente si increspano di elettricità, fortemente incentrate sulla potente emotività della sua voce, equilibratissime nel mescolare forza e fragilità. Nel complesso un album magnifico, emozionante. 


GLI ALTRI ALBUM

Young Scum - Young Scum

Il primo album degli Young Scum? Vedi alla voce jangle pop. Il trio di Richmond, Virginia - che già abbiamo apprezzato in un EP di un paio d'anni fa - maneggia il genere con sapienza e leggerezza. Gli otto pezzi del lotto ricordano i migliori Math & Physics Club: uptempo, frizzantissimi, splendidamente orecchiabili.


Sobs - Telltale Signs

Dopo i recenti fasti dei coreani Say Sue Me, restiamo in estremo oriente con i Sobs, che sono di Singapore. In maniera simile i tre suonano, con notevoli capacità, un indie pop elegante e nostalgico che potrebbe essere una versione più elettrica dei Camera Obscura, chitarre, synth e voce femminile, dotato di un'immediatezza quasi spiazzante.


The Smittens - City Rock Dove

Non c'è bisogno di dirlo: gli Smittens sono un'istituzione dell'indie pop. Spesso si usa l'etichetta "twee" per definire lo stile di una band: ecco, la band di Burlington, Virginia non suona twee, è twee. Le canzoni degli Smittens sono programmaticamente gentili, naif, vagamente stralunate, piene di armonie vocali e ritornelli killer, tra Belle & Sebastian e Magnetic Fields. Indispensabili.